giovedì 21 gennaio 2010

NE LICENZIATE NE CIG .....COME SI PUO' VIVERE????? I VERI SOFFERENTI SONO I LAVORATORI

La mobilitazione degli addetti al call center di Trino Vercellese
Presidio "da campo" alle porte del paese e assemblea permanente in azienda
Phonemedia, il leader dei call center
lascia un esercito di 7mila fantasmi
La denuncia del sindacato: "Settemila famiglie in bilico per le tv non fanno
notizia"
"Non siamo licenziati né in cig, è solo tutto fermo e il 'padrone' è
scomparso"di SALVATORE MANNIRONI



Una delle tante manifestazioni dei lavoratori Phonemedia di Trino Vercellese
C'è chi rimpatria milioni di euro evasi al fisco per anni e chi non vede lo
stipendio per mesi. I primi resteranno ignoti, protetti dallo scudo fiscale;
i secondi, invece, si conoscono bene. Alla Phonemedia, ad esempio, sono in
settemila, un elenco lunghissimo di nomi e cognomi, di lavoratori che da
dodici città non solo italiane assistono alla lenta agonia della loro
azienda; la stessa che fino a pochi mesi fa si definiva sul proprio sito
"leader in Italia dei servizi di telemarketing e business process
outsorcing".

UNA VICENDA DI CRISI E SOSPETTI

Qui gli stipendi si prendevano in due tranches e l'ultimo mezzo salario,
quello di settembre, gli operatori di Phonemedia lo hanno ricevuto ai primi
di dicembre. Nel frattempo il colosso dei contact center è diventato un
fantasma, nel senso che non c'è uno stato di crisi dichiarato, non è stata
richiesta la cassa integrazione, non sono state avviate procedure per la
mobilità, eppure il lavoro è fermo, quasi tutte le sedi sparse per l'Italia
sono chiuse, la clientela illustre è sparita e dei vertici aziendali non si
ha notizia, come non se ne hanno delle prospettive e soprattutto dei salari
arretrati.

"A Trino Vercellese abbiamo iniziato lo sciopero a novembre - racconta
Roberto Croce, rsu Cgil -; dal 2 dicembre siamo in assemblea permanente e
abbiamo attivato un presidio simbolo alle porte del paese dove viviamo a
turno ormai da 50 giorni in attesa di novità che non arrivano". Il presidio
è una tenda messa a disposizione dalla Protezione civile, una cucina da
campo offerta dalla pro loco, un bagno chimico. Senza stipendi e quasi
sempre con famiglie a carico, ogni giorno bisogna inventarsi qualcosa per
finanziare la mobilitazione: "Abbiamo due fondi - spiega Croce - : il
fondo Tenda verde è alimentato con quello che riusciamo a guadagnare facendo
mercatini e con collette tra partiti e associazioni; nell'altro ci sono i
sostegni che otteniamo da istituzioni. Ci compriamo il cibo, paghiamo la
benzina per i colleghi che vengono da fuori".


La lotta collettiva è una cosa, le situazioni personali sono altro: "Chi
lavorava full time, 40 ore a settimana, prendeva poco più di mille euro
mensili, chi era part time non arrivava a 600 euro. Da gennaio del 2009, tra
l'altro, l'azienda aveva iniziato a pagare il salario in due tranches per
cui non ti sembra neppure uno stipendio. In queste condizioni e con tre mesi
di ritardo nei pagamenti arrivi alla terza settimana del mese, se va bene, e
basta nulla a far saltare i conti. Ogni tanto qualcuno scoppia a piangere.
Nei casi di maggiore difficoltà, quando il lavoratore è l'unica fonte di
reddito in famiglia o anche il coniuge è in cassa integrazione, con l'aiuto
del Comune, chiediamo alle aziende che forniscono i servizi primari di
concedere delle proroghe alle bollette in scadenza".

Peggio sta chi ha mutui accesi o ha bisogno di prestiti: "In banca -
racconta il rappresentante sindacale - ti chiedono: ti hanno licenziato? E
tu rispondi no. Sei in cassa integrazione? E rispondi ancora no. Allora ti
chiedono le ultime buste paga e tu devi spiegare che non le vedi da mesi".

Un aiuto i lavoratori di Trino Vercellese, come i colleghi di Novara e
Biella, sperano di averlo dalla legge regionale che ha costituito un fondo a
sostegno di 1.200 lavoratori piemontesi che abbiano un ritardo nei pagamenti
di almeno tre mensilità. Le domande si potranno presentare da lunedì
prossimo, ma in questa condizione non ci sono solo gli addetti di
Phonemedia. Un altro fondo è stato stanziato dalla Provincia di Vercelli,
mentre il Banco alimentare ha fornito 120 sacchetti con prodotti alimentari.

Le prospettive dopo 50 giorni in tenda? "Zero - dice laconicamente Roberto
Croce - . Circolano anche voci che dicono che la clientela è persa. Abbiamo
chiesto un incontro con il sottosegretario Letta e a fine mese presenteremo
l'istanza di insolvenza al tribunale di Novara per chiedere il
commissariamento dell'azienda".

Quello che intanto i lavoratori Phonemedia vorrebbero subito, per sostenere
la loro battaglia, è una ribalta mediatica, soprattutto televisiva,
nazionale. Purtroppo, però, non hanno una ciminiera sulla quale salire per
minacciare gesti estremi: "A differenza della vertenza Agile-Eutelia -
lamenta Croce - la nostra situazione è ignorata dalle tv nazionali,
malgrado si siano fatte manifestazioni davanti alle sedi Rai e Mediaset.
Sembra che settemila famiglie sul lastrico non facciano notizia, ma questa è
una bomba sociale pronta a esplodere".

LA STRAGE DEI LAVORATORI PHONEMEDIA CONTINUA....

Da repubblica
ciao frenchi

Phonemedia, dalla nascita nel 2002 alla cessione di luglio a Omega
I lavoratori si affidano al tribunale per avere almeno i salari arretrati
Un tramonto tra crisi e sospetti
per il colosso dei contact center
Sedi chiuse, clienti in fuga, dipendenti in attesa di un piano industriale
inesistente
cosa c'è dietro la protesta dei settemila addetti sparsi in dodici città
italiane



Gli operatori del call center Phonemedia di Trino Vercellese in corteo
Nata a Novara come Phonetika nel 2002, l'azienda fondata da Fabrizio Cazzago
diventa nel giro di pochi anni un colosso nel settore dei contact center
anche e soprattutto un processo di acquisizioni concentrato in Italia ma che
arriva fino in Albania ed Argentina. Nel 2007 e 2008, come illustra il sito
ufficiale, il gruppo diventa "leader nei servizi call center e di supporto
alle più importanti aziende nello sviluppo e nella gestione dell'intero
processo di costumer relationship marketing".

Nelle sedi italiane di Novara, Trino Vercellese, Biella, Monza, Bologna,
Casalecchio di Reno, Pistoia, Bitritto, Bari, Catanzaro, Vibo Valentia e
Trapani lavorano circa 5.200 dipendenti ai quali di fatto sono "affidate" in
outbound le clientele di grandi aziende come Telecom Italia, Enel, Tim,
Wind, H3g, Vodafone, Avon, ma anche i servizi "inbound" di prenotazione per
molti istituzioni ed enti pubblici quali Regioni, Comuni ed Asl.

Il successo del gruppo, secondo il sindacato, è legato anche a una politica
aziendale che pretende un altissimo livello di produttività a fronte di
stipendi bassissimi. Malgrado il titolare rivendichi solidità dei conti e
prestigio della clientela, i lavoratori sentono arrivare la crisi a dicembre
del 2008, quando l'azienda inizia a pagare gli stipendi non più a fine mese,
ma in due tranches, il 10 e il 24 di ogni mese e consegna la tredicesima a
gennaio inoltrato.

Le difficoltà crescono con l'acuirsi della crisi e Fabrizio Cazzago, anziché
gestire la fase di recessione con tutto quello che comporta, decide
all'improvviso di sfilarsi. Il 7 luglio, nel corso di un incontro con il
prefetto di Novara, l'imprenditore esclude categoricamente ogni eventualità
di cessione del gruppo; in realtà, quattro giorni prima, a quanto denunciato
dai sindacati, ha firmato un preliminare di vendita delle attività al gruppo
Omega.



Omega, network controllato da due fondi esteri, è un nome già noto alle
cronache. La società opera nel settore delle tlc e tra le altre attività va
rastrellando aziende decotte, in via di liquidazione o anche rami d'azienda
di società solide, con molte commesse pubbliche, ma alle prese con
difficoltà congiunturali come l'Eutelia.

In assenza di piani di rilancio delle singole aziende, è difficile capire il
perché di questa strategia. Il precedente dell'Agile preoccupa perché a 4
mesi dall'acquisizione, il nuovo proprietario ha poi annunciato un piano di
licenziamenti collettivi per 1.192 occupati sui 1.880 totali. I lavoratori
dell'Agile hanno presentato un esposto alla procura della Repubblica di
Arezzo sollecitando un'indagine sulle operazioni che hanno portato alla
cessione del ramo di azienda da Eutelia al network Omega. Fattostà che ai
primi di settembre, i vertici di Omega prendono possesso di Phonemedia e
come avvenuto all'Agile bloccano il pagamento degli stipendi, iniziando a
versare le retribuzioni con tre mesi di ritardo.

Il resto è il presente. Le sedi dei call center sono abbandonate, lavorano
solo (e con pochi dipendenti) i centri che hanno qualche coda di commessa da
smaltire e non c'è traccia di un piano industriale. Il sospetto dei
lavoratori è che le acquisizioni di Agile e Phonemedia non nascano da
progetti imprenditoriali, ma servano a salvare i vecchi proprietari -
Eutelia e Cazzago - dai rischi connessi a un eventuale fallimento. E che
dunque a pagare il prezzo più alto saranno i lavoratori messi presto o tardi
in mezzo a una strada.

Per questo, i settemila dipendenti Phonemedia - che non hanno più
interlocutori vecchi o nuovi ai quali chiedere lumi sul loro futuro - si
rivolgono ai tribunali, sperando in un commissario che assicuri, se non
altro, gli stipendi arretrati.
(19 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Economia