giovedì 21 gennaio 2010

LA STRAGE DEI LAVORATORI PHONEMEDIA CONTINUA....

Da repubblica
ciao frenchi

Phonemedia, dalla nascita nel 2002 alla cessione di luglio a Omega
I lavoratori si affidano al tribunale per avere almeno i salari arretrati
Un tramonto tra crisi e sospetti
per il colosso dei contact center
Sedi chiuse, clienti in fuga, dipendenti in attesa di un piano industriale
inesistente
cosa c'è dietro la protesta dei settemila addetti sparsi in dodici città
italiane



Gli operatori del call center Phonemedia di Trino Vercellese in corteo
Nata a Novara come Phonetika nel 2002, l'azienda fondata da Fabrizio Cazzago
diventa nel giro di pochi anni un colosso nel settore dei contact center
anche e soprattutto un processo di acquisizioni concentrato in Italia ma che
arriva fino in Albania ed Argentina. Nel 2007 e 2008, come illustra il sito
ufficiale, il gruppo diventa "leader nei servizi call center e di supporto
alle più importanti aziende nello sviluppo e nella gestione dell'intero
processo di costumer relationship marketing".

Nelle sedi italiane di Novara, Trino Vercellese, Biella, Monza, Bologna,
Casalecchio di Reno, Pistoia, Bitritto, Bari, Catanzaro, Vibo Valentia e
Trapani lavorano circa 5.200 dipendenti ai quali di fatto sono "affidate" in
outbound le clientele di grandi aziende come Telecom Italia, Enel, Tim,
Wind, H3g, Vodafone, Avon, ma anche i servizi "inbound" di prenotazione per
molti istituzioni ed enti pubblici quali Regioni, Comuni ed Asl.

Il successo del gruppo, secondo il sindacato, è legato anche a una politica
aziendale che pretende un altissimo livello di produttività a fronte di
stipendi bassissimi. Malgrado il titolare rivendichi solidità dei conti e
prestigio della clientela, i lavoratori sentono arrivare la crisi a dicembre
del 2008, quando l'azienda inizia a pagare gli stipendi non più a fine mese,
ma in due tranches, il 10 e il 24 di ogni mese e consegna la tredicesima a
gennaio inoltrato.

Le difficoltà crescono con l'acuirsi della crisi e Fabrizio Cazzago, anziché
gestire la fase di recessione con tutto quello che comporta, decide
all'improvviso di sfilarsi. Il 7 luglio, nel corso di un incontro con il
prefetto di Novara, l'imprenditore esclude categoricamente ogni eventualità
di cessione del gruppo; in realtà, quattro giorni prima, a quanto denunciato
dai sindacati, ha firmato un preliminare di vendita delle attività al gruppo
Omega.



Omega, network controllato da due fondi esteri, è un nome già noto alle
cronache. La società opera nel settore delle tlc e tra le altre attività va
rastrellando aziende decotte, in via di liquidazione o anche rami d'azienda
di società solide, con molte commesse pubbliche, ma alle prese con
difficoltà congiunturali come l'Eutelia.

In assenza di piani di rilancio delle singole aziende, è difficile capire il
perché di questa strategia. Il precedente dell'Agile preoccupa perché a 4
mesi dall'acquisizione, il nuovo proprietario ha poi annunciato un piano di
licenziamenti collettivi per 1.192 occupati sui 1.880 totali. I lavoratori
dell'Agile hanno presentato un esposto alla procura della Repubblica di
Arezzo sollecitando un'indagine sulle operazioni che hanno portato alla
cessione del ramo di azienda da Eutelia al network Omega. Fattostà che ai
primi di settembre, i vertici di Omega prendono possesso di Phonemedia e
come avvenuto all'Agile bloccano il pagamento degli stipendi, iniziando a
versare le retribuzioni con tre mesi di ritardo.

Il resto è il presente. Le sedi dei call center sono abbandonate, lavorano
solo (e con pochi dipendenti) i centri che hanno qualche coda di commessa da
smaltire e non c'è traccia di un piano industriale. Il sospetto dei
lavoratori è che le acquisizioni di Agile e Phonemedia non nascano da
progetti imprenditoriali, ma servano a salvare i vecchi proprietari -
Eutelia e Cazzago - dai rischi connessi a un eventuale fallimento. E che
dunque a pagare il prezzo più alto saranno i lavoratori messi presto o tardi
in mezzo a una strada.

Per questo, i settemila dipendenti Phonemedia - che non hanno più
interlocutori vecchi o nuovi ai quali chiedere lumi sul loro futuro - si
rivolgono ai tribunali, sperando in un commissario che assicuri, se non
altro, gli stipendi arretrati.
(19 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Economia

Nessun commento:

Posta un commento